Come valutare la redditività di un’azienda

Gli indici o indicatori di bilancio non sono altro che numeri messi in relazione fra loro: proporzioni. Da ogni relazione nasce un numero più potente dei numeri in se perché offre un punto di confronto. In questo articolo analizziamo i principali indicatori o indici di redditività, utili per valutare la capacità di un’azienda di generare profitti.

Senza indicatori non è possibile valutare un’azienda. In fondo se sappiamo che un’azienda ha un fatturato di 2 milioni, non possiamo dire se questo è buono senza avere almeno un altro numero del conto economico, ad esempio il profitto o il margine operativo lordo. Stessa cosa se ci chiediamo: è buono un profitto di 500.000€ …Rispetto a cosa? Senza una relazione fra i numeri del bilancio non è possibile dare un giudizio sulla redditività aziendale.

Gli indicatori sono potenti perché possono essere analizzati nel tempo così da valutare l’andamento. Possono anche essere confrontati con quello che avevamo previsto, con le nostre ipotesi. O possono essere messi in relazione alla media del mercato nel nostro settore per capire come stiamo andando rispetto ai competitor o per accedere a finanziamenti.

Indici di redditività aziendale

Gli indicatori o indici di bilancio possono essere suddivisi in quattro categorie:

  • Indicatori economici o indici di redditività: utili a valutare la capacità dell’azienda di generare profitti o meglio di generare vendite e controllare i costi
  • Indicatori patrimoniali o indici di struttura (leverage)
  • Indicatori o indici di liquidità
  • Indicatori o indici di efficienza

In questo articolo ci occupiamo dei primi: gli indici di redditività o di profittabilità (dall’inglese profitability ratios).

Gli indici di Redditività

Gli indicatori di redditività sono molteplici, qui prenderemo in considerazione i più comuni e importanti. Per calcolare gli indicatori dobbiamo chiaramente avere accesso al bilancio aziendale. I numeri principali da conoscere, che è possibile velocemente calcolare riclassificando il conto economico di un bilancio sono:

  • I ricavi, fatturato o valore della produzione
  • I costi di produzione, di funzionamento e del personale
  • Gli ammortamenti
  • Gli interessi
  • Le tasse
  • L’utile, profitto o perdita d’esercizio, anche chiamato reddito netto o utile netto

Da questo breve schema è possibile velocemente calcolare alcuni indicatori.

Margine Operativo Lordo o EBITDA

Il Margine operativo lordo (MOL) conosciuto anche come EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization, ovvero utili prima di interessi, imposte, deprezzamenti o svalutazioni e ammortamenti) è una misura dell’efficienza operativa di un’azienda.

Si ricava sottraendo ai ricavi i costi di produzione, o come dal termine inglese aggiungendo al risultato dell’esercizio gli interessi, le tasse, gli ammortamenti e le svalutazioni.

Il MOL può misura la capacità dell’azienda di generare flussi di cassa positivi. Viene comunemente utilizzato per definire la competitività dell’azienda comparandola al resto del settore. È una delle misure chiave per il calcolo del valore di un’azienda.

Reddito operativo

Simile al MOL, il reddito o risultato operativo o EBIT in inglese (Earnings Before Interest and Taxes) misura la capacità dell’azienda di produrre ricchezza al netto di tasse e interessi.

In altre parole è un’indice di redditività che misura il risultato della gestione operativa. Lo misura meglio del risultato d’esercizio perché non tiene appunto conto di tasse ed eventuali oneri finanziari, valori che potrebbero essere influenzati da molte variabili.

Indicatori rispetto alle vendite

Riclassificando il conto economico è buona prassi relazionare tutti i valori al valore della produzione. In questo modo è possibile calcolare una serie di utili indicatori come i seguenti.

Margine EBITDA

L’EBITDA margin o EBITDA/Vendite esprime la capacità di un’azienda di stare sul mercato. Questo valore espresso in percentuale fornisce informazioni sulla redditività dell’impresa perché indica quanto rimane del fatturato, o in altre parole misura quanto reddito operativo lordo l’azienda è in grado di produrre per unità di fatturato.

 \text{Margine EBITDA} = \dfrac{EBITDA}{Fatturato} * 100

A seconda del settore il valore varia ma il linea di massima n’impresa dovrebbe avere un valore pari o superiore al 10%, al di sotto non è sufficientemente redditizia.

ROS o Margine operativo

Simile al calcolo precedente possiamo rapportare il risultato operativo alle vendite. L’indicatore è comunemente chiamato ROS dall’inglese Return on Sales. Ci dice il reddito operativo per unità di ricavo.

 \text{ROS} = \dfrac{Risultato \medspace operativo}{Fatturato} * 100

Sostituendo il risultato operativo con il reddito netto (utile) al numeratore possiamo calcolare il ROS netto o net profit margin. Semplicemente misura quanto di ogni € venduto resta nell’azienda dopo che tutto il resto è stato pagato.

 \text{ROS netto} = \dfrac{Reddito \medspace netto}{Fatturato} * 100

Il ROS aumenta con l’aumentare dei ricavi e con il diminuire dei costi. Questi ultimi aumentano sia incrementando il volume delle vendite sia incrementando i prezzi. Ma un aumento dei prezzi generalmente genera una diminuzione dei volumi, per questo motivo deve essere relazionato ad un indicatore chiamato tasso di rotazione degli impieghi che vedremo fra poco.

Margine Gross profit (Gross Margin)

Il gross profit o costo del venduto si ottiene sottraendo al fatturato i costi di produzione (siano questi relativi a beni o a servizi). Ne consegue che il Margine di gross profit misura il peso dei costi di produzione.

 \text{Gross Margin} = \dfrac{Costo \medspace del \medspace venduto}{Fatturato} * 100

Altri comuni indici di redditività

Ulteriori indici di redditività che prendono in considerazione anche i valori dello stato patrimoniale.

ROE (Return on Equity)

Il ROE o tasso di redditività del capitale proprio mette in relazione in reddito netto con il capitale netto medio, ovvero facendo la media del capitale a inizio e fine anno.

 \text{ROE} = \dfrac{Reddito \medspace netto}{Capitale \medspace proprio} * 100

Questo numero, espresso in percentuale, misura quanto il capitale proprio chiamato anche capitale di rischio sta fruttando, sta generando ricchezza. In altri termini quanto sta fruttando all’imprenditore e ai suoi soci il capitale investito.

È chiaro che ha senso per i soci investire nell’azienda solo se il rendimento è maggiore del costo opportunità. Se i soci possono ottenere un rendimento maggiore investendo nel mercato azionario ad esempio, non investiranno nell’azienda, a parità di rischio.

ROI (Return on Investment)

Il ROI è l’indicatore chiave per valutare gli investimenti aziendali. Nell’analisi di bilancio si calcola dividendo l’EBIT o reddito operativo sul totale dell’attivo dello stato patrimoniale e misura quanto gli investimenti effettuati dall’azienda siano stati in grado di generare un ricavo, un ritorno.

 \text{ROI} = \dfrac{Reddito \medspace operativo (EBIT)}{Totale \medspace attivo \medspace stato \medspace patrimoniale} * 100

Comunemente il ROI viene però anche usato per valutare singoli investimenti da effettuare nel futuro.

Il suo valore dovrebbe essere sempre superiore all’hurdle rate, ovvero al tasso minimo di rendimento finanziario richiesto. Per un approfondimento leggi l’articolo sulla valutazione degli investimenti aziendali.

ROT (Indice di rotazione)

Il ROT o indice di rotazione degli impieghi è un valore molto importante per capire quanto l’azienda sta sfruttando le proprie risorse e il mercato. O in altre parole il numero di volte in cui il capitale investito ritorna sotto forma di vendite.

 \text{ROT} = \dfrac{Ricavi}{Totale \medspace attivo \medspace stato \medspace patrimoniale} * 100

Il ROT è direttamente collegato al ROS ed entrambi influenzano il ROI. Questa la relazione che lega i tre indicatori:

 \text{ROI} = {ROS}*{ROT}

Questa relazione, chiamata triangolo DuPont spiega che la redditività di un’impresa dipende sia dal margine sulle vendite (ROS), sia dalla velocità di ritorno del capitale investito (ROT). Solitamente ad un aumento del ROS corrisponde una diminuzione del ROT e viceversa. Se invece all’aumento del ROS il ROT è stabile significa che l’azienda è riuscita ad essere più efficiente riducendo i costi.

ROA (Return on Assets)

L’indice di Return on Asset misura la capacità dell’azienda di generare reddito in relazione al capitale investito, in altre parole ci dice quale percentuale di ogni € investito nel business è ritornata come profitto.

 \text{ROA} = \dfrac{Reddito \medspace netto}{Totale \medspace attivo \medspace stato \medspace patrimoniale} * 100

Il valore dovrebbe essere almeno superiore al tasso di interesse pagato sul capitale di debito, ma attenzione: un valore troppo alto potrebbe indicare che l’azienda non sta investendo abbastanza nella propria crescita (ad esempio per l’acquisto di nuovi macchinari) e dunque compromettere le prospettive future.

ROD (Return on Debt)

Il ROD mette in relazione gli oneri finanziari e il capitale di debito e misura quanto la redditività è influenzata dai costi di finanziamento.

 \text{ROD} = \dfrac{Oneri \medspace finanziari}{Capitale \medspace di \medspace debito} * 100

Quali indicatori utilizzare?

Purtroppo la nostra realtà ci insegna che soprattutto nelle piccole aziende molti di questi indicatori lasciano il tempo che trovano. Spesso il bilancio viene “aggiustato” per ottenere meno reddito e quindi pagare meno tasse, e quindi molti indicatori riescono a raccontare poco.

Detto ciò ogni settore potrebbe avere alcuni numeri di riferimento e il mio consiglio, vista la relazione fra i diversi numeri, è di tenere un occhio su tutti. La cosa più utile è controllare l’andamento degli indicatori nel tempo e chiedersi il perché delle variazioni. Utilissimo poi confrontare i propri con quelli dei principali competitor, per imparare a sfruttare potenzialità nascoste o a migliorare la propria azienda.